giovedì 6 marzo 2014

La Partenza - Cap. Secondo- Dieci giorni da soli nelle deserte isole Caraibiche

Dieci giorni da soli nelle deserte isole Caraibiche La partenza Capitolo secondo .


Ufficiale in coperta

Il fruscio delle pale dei ventilatori appese al soffitto che ruotano sopra i nostri letti, e l’aria calda umida e immobile , ci danno il benvenuto nel nuovo giorno.

La mattina della partenza
Il sole non si vede ma la luminosità lattiginosa della bruma all’orizzonte ci indica che esso è già sorto e si cela ancora dietro ad essa. Sono le 05.30 del mattino. La precisione riguardo all’ orario è dovuta al fatto che a queste latitudini la giornata dura esattamente 12 ore più o meno ½ ora. Dalle 05.30 - 06.00 alle 17.30 - 18.00. Quando è sopra la testa a perpendicolo sono le 12.00. Quindi gli Svizzeri con i loro orologi in questi luoghi fallirebbero tutti. Per di più i Colombiani, non so per quale arcano motivo non rispettano gli appuntamenti ,ma senza icazzarsi l’un l’altro , è proprio una loro abitudine, quindi anche avere un orologio di precisione non serve. Ora bando alle ciance perché la” briza “si sta levando e la bruma che celava il sole ,sollevandosi ,ci fa capire che è l’ora di andare.

Colazione consigliate per chi soffre di mal di mare
 Una rapida doccia per levare gli umori notturni, una visita al bagno seduti nel water,( chissà per quanti giorni non potremo usufruirne), e carta igienica pulita senza sabbia come prevediamo essa sarà durante la permanenza nelle spiagge. Una frugale e dietetica colazione per evitare l’eventuale mal di mare e via alla darsena dove tutto è già pronto. Essa si trova all’interno della baia di Cartagena che, come ho già avuto modo di spiegare nei precedenti capitoli, è molto simile alla laguna di Venezia. Prende il comando Paolo che è conoscitore dei bassi fondali di quest’area ed io faccio da secondo in coperta; guardia marina ,Riky ,che con il binocolo scruta a babordo e a tribordo se qualche motovedetta si avvicina , la qual cosa farebbe terminare il viaggio prima del tempo vista la dubbia ed incompleta dotazione di bordo.

I delfini ci seguono durante la navigazione
 La lancia scivola sull’acqua immobile della sienaga senza alcun beccheggio, lasciandosi alle spalle una scia color caffè latte . Le onde provocate arrivando sugli isolotti limacciosi presenti nella laguna e, rompendosi sulla battigia, vanno a disturbare gruppi di pellicani intenti a lisciarsi le penne, obbligandoli anzitempo a prendere il volo. Consapevoli che la teoria è una cosa ma la realtà può essere molto diversa, decidiamo come primo giorno di non fare molte ore di navigazione . Usciti da Boca Grande, una delle due uscite dal porto, Paolo mi cede il comando e navighiamo per due ore circa fermandoci in un isolotto coperto completamente da mangrovie e qualche palma da cocco.
Isolotto in vista , Riky scandaglia i fondali



Il cocco da acqua al suo interno ha poca polpa morbida ma tantissima acqua lattiginosa ricchissima di sali minerali, essa viene usata in caso di dissenteria anche pediatrica.


Cocco da acqua , riserva di liquidi e sali minerali

 A terra nessuno . Abitazioni , o qualche cosa che ad esse potesse assomigliare, men che meno. Un solo indizio che poteva significare possibile esserci stata la presenza di qualche visitatore se pur occasionale: un focolare costruito con massi di natura corallina e con la cenere non calda ma che il vento non aveva ancora avuto il tempo di eliminarne le tracce.

Questo segnale rassicurante, per un verso ci fece piacere, dall’altro canto ci obbligava a chiederci chi fossero questi ipotetici visitatori ,visto che la notte ci saremmo dovuti fermare a bivaccare.

 I cattivi pensieri ognuno se li tenne per se e, per pulire la mente da essi, tutti ci attivammo nel costruire quella che sarebbe stata la nostra camera da letto per la prima notte.


Bivacco approntato
 Quindi le amache legate alle mangrovie , le lampade e un po’ di cambusa. Con un badiletto tattico militare approntiamo una buca biologica per le necessità corporali,; una sola perché all’epoca non si usava la raccolta differenziata.



 Quando quasi tutto era approntato ed assicurata saldamente la barca, il sole , che fino a quel momento ci aveva reso meno timorosi, ci stava abbandonando .

 Le ombre dei rami intricati delle piante già si stendevano lunghe sulla sabbia, per essere sostituite poco dopo dall’imbrunire che rende uguali tutte le cose, e l’acqua color ametista; o come dice meglio il poeta “ Già tutta l’aria imbruna , torn’azzurro il sereno e tornan l’ombre giù da’ colli e sui campi al biancheggiar della recente luna”.

Barca assicurata alle mangrovie

 Questo per me è sempre stato il momento più triste della giornata e mi sono ricordato Venezia quando le campane , all’imbrunire, battono l’ora del vespero con i loro melanconici rintocchi.

 Dopo tanta tristezza abbiamo finalmente aperto una bella bottiglia di whisky e ci siamo lavati ben bene il gargarozzo pulendolo da ogni traccia di salsedine.

 Le lampade ad alcool erano oramai tutte accese e la loro fioca luce ci permetteva a malapena di vedere a qualche metro oltre l’accampamento. Ora necessitava preparare la cena. Prima della cena , spaghetti con tonno e pomodoro, la classica dei naviganti, bisognava accendere il fuoco perché nonostante l’uomo sia arrivato sulla luna non si è mai visto bollire l’acqua senza la fiamma sotto.

Focolare
 Su questo potremmo iniziare un forum intorno all’argomento “ Perché gettando una cicca a terra, centinaia di ettari vanno in fumo ed invece, quando serve, versando una latta di benzina su di una catasta di legno questo non si incendia?” Sfruttando il focolare già presente e dopo lunghe sofferenze riusciamo a far scaturire una timida fiammella dalla quale, coccolandola pian piano , nasce un fuoco sufficiente a far bollire l’acqua nel pentolone.

C’è un momento , nelle belle sere estive, che il calore della terra si equilibra con quello del mare e per mezz’ora l’aria si ferma, e con essa anche il movimento dell’acqua. Era quel momento. Saranno state a stima le 22.00 e poniamo nel fuoco il pentolone per la pasta.

La brezza di terra non si era ancora alzata quando delle piccole onde iniziarono a rompersi sulla battigia facendo beccheggiare leggermente la barca. Prestiamo attenzione con le orecchie e con gli occhi .


 Un’imbarcazione ,apparentemente senza equipaggio, si stava avvicinando lentamente alla riva. I pensieri corrono più veloci della realtà ed in quei momenti ci aspettavamo qualsiasi cosa . Non era una barca fantasma ; a bordo c’erano dei pescatori negri che, stagliati sullo sfondo nero della notte, si erano resi invisibili ai nostri occhi. Si erano attardati nella pesca e avrebbero trascorso la notte in quell’isolotto.

Barca dei pescatori e pulitura gamberi
Offriamo loro un po’ di whisky che rifiutano , non per scortesia , ma perché non avezzi a quel tipo raffinato e costoso di alcolico. Accettano invece una sigaretta che fumano con grande voluttà. Ci ringraziano regalandoci una pentola di gamberi pescati da poco e ripartono , scomparendo nel buio della notte. Forse non si fidavano di tre bianchi? Due biondi con gli occhi celesti ed uno moro con i capelli sulle spalle, che di notte si fermavano a dormire in un posto cosi deserto?; …….. degli evasi? ……..dei pazzi? …… o peggio tre mariconi ? Forse osservando il più anziano avranno optato per l’ultima ipotesi. Meglio andarsene , avranno pensato, e così fecero, lasciandoci soli con un pentolone sul fuoco ed un paio di chili di gamberi da pulire.

Grigliata
Per fortuna ,nel frattempo , puntuale come una cambiale in scadenza , si alza la brezza di terra che rinfresca leggermente l’aria rendendola meno umida e regala ai naviganti un po’ di sollievo. Puliamo i gamberi e anzichè la pasta con tonno e pomodoro, ci facciamo , utilizzando la brace formatasi, una stupenda grigliata che divoriamo in men che non si dica. Terminiamo quindi la giornata con una robusta bevuta, poi, dopo aver spento le lampade, tutti in amaca a guardare la luna che era già alta nel cielo. …..e ci addormentiamo.

Luna alta nel cielo

 Buonanotte a tutti e arrivederci al prossimo capitolo.

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