martedì 4 marzo 2014

Dieci giorni da soli nelle deserte isole Caraibiche

DIECI GIORNI DA SOLI NELLE DESERTE ISOLE CARAIBICHE

 CAPITOLO PRIMO

Capo villaggio

Capitolo l°


Alla fine dell’ultimo capitolo, “La prima volta in terra Colombiana”, vi avevo lasciato con l’intenzione di raccontarvi e descrivervi il percorso tra Bogotà e Medellin ed una volta arrivati ,darvi qualche cenno riguardo a quest’ultima, definita “ La citta’ dell’eterna primavera”. Però rimestando vecchi documenti e cercando materiale a supporto dei miei racconti ho riesumato delle foto cartacee che mi hanno riportato la memoria ad un bellissimo ed avventuroso viaggio compiuto nei primi anni novanta; solo io, Paolo e Riky , mio nipote, con il motoscafo di Paolo , tra le isole Caraibiche deserte , attrezzati solo con mezzi di fortuna. E allora ho cambiato itinerario . Si torna nuovamente sulla costa, al caldo del sole tropicale, assieme ai miei compagni di viaggio e a qualche zanzara.

Prima di iniziare ringrazio quanti mi stanno leggendo, che sono inaspettatamente molti, per le loro manifestazioni di gradimento . Fra qualche giorno compirò 65 anni e quindi entrerò ufficialmente e a pieno titolo tra coloro che vengono definiti anziani e mi sto rendendo conto che nella vita le grandi soddisfazioni sono celate nelle pieghe delle piccole cose. Iniziato il viale del tramonto non mi chiedo quanto mi rimane da fare in futuro ma se ho fatto abbastanza in passato e scrivendo queste piccole storie mi rendo conto che ho fatto abbastanza e non solo per questo. Fortunatamente non ho aspettato……………

 “Udirai la maggior parte dire: Dai cinquant’anni mi metterò a riposo , a sessant’anni mi ritirerò a vita privata” E che garanzia hai di una vita tanto lunga? Chi permetterà che queste cose vadano così come hai programmato? Non ti vergogni di riservare per te i rimasugli della vita e di destinare alla sana riflessione solo il tempo che non può essere utilizzato in nessun’altra cosa? Quanto tardi è allora cominciare a vivere , quando essa deve finire !!! “ (Lucio Anneo Seneca,4 a.c. 65 d.c, filosofo , De brevitate vitae ).

Si parte !!!!!!!
 Quindi a quarant’anni e dintorni, per  timore d' iniziare a vivere quando la vita sta per finire , dopo aver approssimativamente tracciato un itinerario , con lo spirito del novello Robinson, alla 04.00 del mattino , bardato con saariana bianca , calzoni mimetici e mitici stivaletti di tela , residuato del mio servizio di leva presso la prima compagnia anfibia assaltatori Lagunari, al grido di “Come lo scoglio infrango e come l’onda travolgo”, assieme ai miei compagni di viaggio, ho iniziato questa singolare e non semplice avventura.

 Di per se non c’era nulla di particolarmente pericoloso ma solo inusuale per le comuni abitudini di vita . C’eravamo preposti l’ obiettivo di vivere in mare tra le isole deserte, ( a parte una), con il prodotto della nostra pesca , dormendo sulle amache, bevendo acqua portata con taniche, alla luce delle lampade ad alcool e poche altre cose.


Luoghi per meditare sul senso della vita
 Qualche bottiglia di whisky comperata al San Andresito,( supermercati dove vendevano solo cose di contrabbando),e qualche cassa di birra . L’attrezzatura era composta da fucili per la pesca subacquea, maschere e pinne, canne, ami molto grossi attaccati ad una lunga fune, ( il nostro parangal o palamito), per qualche preda 2XXL, e griglie per cucinare il pesce alla brace. Un po’ di pentolame , degli spaghetti , scatolette di tonno e pomodoro, perché pur essendo dei novelli Robinson eravamo consci dei nostri limiti, ed anche che io, ai pescatori, porto iella. Ora se dovessi rifare la stessa cosa, le casse di birra le riempirei di medicinali, ma all’epoca non avevo timore neanche del fantasma Formaggino; quindi a bordo neanche un’aspirina. Forse ognuno di noi di fronte all’eventualità di qualche malore improvviso del proprio compagno, aveva previsto l’occultamento di cadavere gettando il malcapitato in pasto ai pescecani per non farlo soffrire.
 Questa volta, non avendo donne a bordo che devono fare pipì ogni 10 Km, arriviamo a Cartagena in giornata , vale a dire verso le 17,00. Ci rechiamo direttamente alla darsena dove si trovava il motoscafo e disponiamo  che fosse varato con il pieno di miscela per la mattina seguente , con  l'aggiunta di 2 taniche di riserva da 50 galloni cadauna. Il serbatoio principale era stato costruito in acciaio inox  sottocoperta e per tutta la lunghezza della barca, praticamente in sentina e conteneva una quantità esagerata di galloni. Praticamente una bomba. A proposito all’epoca fumavo!! Nove metri di lungezza f.t. e due motori fuoribordo da 60 cv. Cad. Il mare a queste latitudini è generalmente calmo anche durante temporali che sono circoscritti a zone limitate. Pioggia battente ma senza venti impetuosi ,(groppi di vento),come da noi;  solo occasionalmente quando in centro America, al largo , si forma mare grosso, questo , con la sua coda arriva anche sulle coste della Colombia. Viene chiamato , ” Il mar di leva”  ,e allora sono cazzi. Ecco perché le barche hanno una prua alta e larga come quelle da pesca d’altura.

Mezzo di trasporto acqueo detto barca
Dopo aver dato disposizioni ai responsabili della darsena  ,andiamo di filato a casa di Paolo, un appartamento nella città nuova e, senza cena, andiamo a dormire.
 Si racconta che il principe di Condè dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi: ,(………………), ma aveva già stabilito ciò che dovesse fare la mattina seguente.
........................ Noi no !!!!
 Sapevamo solo che dovevamo partire. La  rotta incerta ( non avevamo carte ne conoscevamo i fondali, con un ecoscandaglio che avvertiva quando si era sopra lo scoglio corallino); quindi il sonno tardò ad arrivare ma alla fine prese il sopravvento e le luci del mondo si spensero attorno a noi. Speriamo che la mattina tutto si riaccenda compreso l’ entusiasmo ed il coraggio.
A tra poco , se avete piacere,………….. per il seguito.

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